Una banca americana paga le pensioni degli italiani residenti all’estero

Dal 2012 è Citi a occuparsi, per conto dell’Inps — scrive il Giornale — di gestire le transazioni con i destinatari dei trattamenti, con regolare gara d’appalto e tanto di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Comunità Europea. Probabile risparmio, considerato che in precedenza il servizio era in carico a quattro banche (Intesa, Bnl, PopSondrio e Istituto centrale delle banche popolari). I problemi, però, sono sempre gli stessi: quelli causati dalla pletorica burocrazia italiana. Ognuno dei circa 380mila pensionati residenti all’estero, infatti, deve dimostrare ogni anno – tramite apposito certificato – di essere in vita. Ovviamente, si tratta di un meccanismo per evitare frodi e abusi, ma quando l’intermediario è straniero possono capitare anche disservizi. A partire dalla fine di gennaio, i beneficiari delle pensioni hanno iniziato a ricevere il plico di Citi che, al di là del linguaggio da Google Translate, contiene pure l’orrendo certificato in vita da compilare. Basta un’autocertificazione? Nossignore — continua il Giornale — il documento deve essere vidimato da un testimone accettabile che, ad esempio in Svizzera, può essere rappresentato da un funzionario dell’ambasciata o del consolato, da un impiegato del Comune o del Cantone di residenza oppure da un magistrato da un notaio. Se, però, il malcapitato è distante da un ufficio pubblico, molto spesso è costretto a pagare per la certificazione.

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